Volume V



Vi è un’immensa produzione letteraria oltre agli scritti riconosciuti come ortodossi dalla Chiesa. La maggior parte di questi testi “nascosti” è stato oggetto di un’attenta analisi che riporto nelle pagine seguenti.

Noi viviamo in un secolo in cui è possibile accedere a molte informazioni che qualche decennio fa erano a disposizione solo dei ricercatori accademici. Questa disponibilità di fonti cozza con la pochezza degli studi “commerciali” che tuttora vengono esibiti sulle origini del Cristianesimo. Anche quando a cimentarsi troviamo noti professori universitari, magari intervistati da giornalisti col proposito di svolgere documentate inchieste su Gesù “l’uomo che ha cambiato il mondo”, i risultati non si discostano da quanto si può imparare da un qualsiasi parroco di campagna. È uno spreco di menti, come fossero Ferrari incolonnate dietro ad una Apecar.

Insomma, anche gli studiosi non si discostano dalla “retta via” storica tracciata da millenni di insegnamenti religiosi.

Eppure la lettura dei testi apocrifi può dar linfa a ben altre ricostruzioni storiche. Anche senza pervenire alle nostre tesi, certamente la figura di Gesù ne risulta modificata se non sconvolta. L’idea stessa di un povero messia crocifisso nonostante fosse il “figlio di Dio” viene minata dalle contraddizioni che i racconti apocrifi portano in luce.

Per non incorrere nelle contraddizioni stesse, potremmo scegliere, come fa ogni catechista, di non usare gli apocrifi, in quanto sono ritenuti non corretti e opere di pura fantasia. Eppure proprio ogni catechista dovrebbe sapere che alcune immagini della biografia diGesù, come viene rappresentata nel presepio o nella via crucis, provengono dai racconti apocrifi.

La scelta di escludere questi ultimi sarebbe quindi di comodo e non dettata da oggettivi riscontri. Ma uno studioso corretto non dovrebbe mai adottare una cernita siffatta per non incorrere in risultati di parte e non obiettivi.

Per questo fondamentale motivo in queste ricerche e nelle successive non ho dato alcuna preferenza a questo o quel testo scoprendo così che tutti sono utili per comprendere cosa è accaduto nel I secolo della nostra era.

Certo quello che propongo è ben diverso da quanto si legge nelle pubblicazioni di storici o giornalisti affermati. Ma cosa importa? Forse che la fama è indice incontestabile di correttezza? Se non bastano le cronache dei nostri tempi per convincerci del contrario allora i miei studi sono inutili.

Io non pretendo di convincere gli illusi, quanto piuttosto di fornire argomentazioni ragionevoli a chi sa distaccare i propri pensieri dai pregiudizi. Rileggere con occhi disincantati il nostro passato sarà anche un’attività faticosa ma permette di comprendere meglio il presente e anche programmare di conseguenza il futuro.

Buona lettura.
Mac

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